+Vicini: un caffè in condominio

Fin dai tempi antichi l’incontro di due o più persone di fonte al cibo o a delle bevande non è mai una questione legata solo ed esclusivamente al nutrimento del corpo, quanto piuttosto fa da cornice e pretesto per il nutrimento dell’anima, in quanto le persone, da sempre, sedute ad un tavolo a mangiare o a bere entrano in relazione, si scambiano idee ed opinioni.

Non a caso uno dei testi su cui si fonda la nostra cultura, il Simposio di Platone, è un testo filosofico il cui canovaccio altro non è che una cena dove i presenti discutono e si confrontano, condividono idee e riflessioni sulla natura, sull’universo, sulle relazioni stesse. Questa prassi che unisce la condivisione di cibo e idee da cui il termine “convivialità” non si è persa nemmeno ai giorni nostri dove, probabilmente il tempo di vita legato alle relazioni si è ridotto perché è aumentato il tempo di vita legato alla produttività, eppure, le persone necessitano di sospendere il proprio correre quotidiano e se è diventato sempre più difficile potersi incontrare davanti ad un tavolo, bene o male, tutti, riusciamo a trovare il tempo di incontrarci davanti ad un caffè.

Ecco perché, il momento del caffè, seppur ridotto nella quantità del tempo, in realtà contiene tutta la qualità dell’antica convivialità. Per dirla brevemente , invitare a prendere un caffè non è mai invitare a bere una bevanda, ma sempre molto, molto di più. Insomma “na tazzulella e cafè, non è mai solo na tazzulella e cafè”. Oggi giorno, il caffè è un puro pretesto per incontrarsi, per prendersi una pausa dalla vita costellata di doveri e dedicarsi a quanto di più genuino esiste: i rapporti.  Invitiamo a prendere il caffè e lo offriamo agli amici perché abbiamo desiderio di nutrire e donare piaceri alle persone a cui vogliamo bene; prendere un caffè è anche un modo non troppo impegnativo ma efficace di conoscere qualcuno/a che ci piace, insomma, il “vient’ a piglià nu cafè” è un linguaggio in codice per dire ad una persona: ho piacere di passare del tempo con te, di parlare con te, di conoscerti e farmi conoscere.

Vista da questa prospettiva, non risulta strano, che la tazza di caffè possa essere anche il pretesto per incontrare qualcuno con il quale si voglia risolvere un conflitto, infatti, a Napoli, per indicare, una situazione conflittuale non grave e facilmente risolvibile si è soliti riferirsi al conflitto con l’espressione “è question’e cafè”; con questa espressione si indica una questione che si può tranquillamente affrontare in un momento leggero e rilassante come il momento del caffè.

Non a caso, Garante Condominio ha ideato e fatto ruotare la prima serie della sitcom “+vicini” proprio intorno alla tazzina di caffè, in questo caso il caffè di uno sponsor di eccezione: Caffè Brasilena.

In questa serie, infatti, la tazzina di caffè sembra fare da sfondo, ma in realtà sta a sottolineare come le questioni che possono apparire spinose nel rapporto con gli “altri” spesso si possono risolvere, semplicemente “condividendo”, parole, pensieri e anche un momento di piacere quale è il concedersi una tazza di caffè che diventa quindi un pretesto “apparentemente” banale, ma che in realtà sottolinea come nella soluzione dei conflitti sia necessario innanzitutto “sospendere l’azione” per riflettere con calma, esattamente come si fa quando si sorseggia un buon caffè. Di conseguenza, il caffè da sfondo diventa un file rouge che simboleggia, non a caso, la condivisione e la comunicazione. 

Di una estrema finezza simbolica, infatti, è la puntata durante la quale, l’amministratore riesce, dopo aver rinunciato, suo malgrado, alla propria tazza di caffè offertagli dalla portinaia, a mettere in comunicazione due vicini che litigano per questioni di parcheggio.

In questo frangente, l’amministratore dopo aver “ascoltato” le posizioni apparentemente inconciliabili dei due condomini,  arriva a proporre loro una soluzione apparentemente tanto banale che viene da chiedersi come mai i due condomini non siano riusciti pensarci da soli, senza la necessità dell’intervento di un terzo. La risposta arriva subito proprio veicolata dalla tazza di caffè. Quando l’amministratore va via,  la portiera chiede ai due signori, ora riappacificati, chi voglia una tazza di caffè allungandone una già piena, entrambi i condomini si avventano sulla tazzina per afferrarla per primi. Questa chiusura dell’episodio evidenzia che i condomini nella questione del posto auto esprimono un qualcosa che va al di là del posto auto stesso e che ha a che vedere con una modalità prevaricatoria che appartiene ad entrambi ed in uno spazio ristretto (posto auto/condominio) inevitabilmente confligge, al punto che appare chiaro come lo scopo dei due individui non sia la ricerca di una soluzione ad un problema, quanto piuttosto una “pretesa” di riconoscimento della propria superiorità sull’altro innescando una escalation apparentemente irrisolvibile.  Quell’avventarsi contemporaneo sulla tazzina di caffè offerta lascia pensare che queste due persone che hanno difficoltà a riconoscere uno spazio anche all’altro ed un diritto dell’altro a questo spazio probabilmente risolta la questione dell’auto inizieranno a confliggere su qualche altro aspetto, compresa una tazza di caffè. Un episodio che nella sua sintesi va al nocciolo di una importante questione sulla quale si fondano molteplici conflitti condominiali, ovvero la difficoltà di riconoscere all’altro il diritto al proprio spazio facendo diventare motivo di aspri conflitti delle questioni che a ben vedere sono “question’ e cafè”.   

 

Dottoressa Valeria Ria

Psicologa

Per Garante Condominio

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: